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Elba Oggi
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
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Incidenti sul lavoro: mai dire... fatalitą
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La Toscana è purtroppo ai primi posti, in Italia ed in Europa, per numero di incidenti, anche molto gravi, sui luoghi di lavoro. Ne parla Nino Frosini, presidente della commissione lavoro della Regione e consigliere regionale dei Comunisti italiani... --------------------------------- di Riccardo Cardellicchio
"Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: non è più possibile parlare di fatalità quando ci sono così tanti morti sul lavoro. Parlare di fatalità è osceno". Nino Frosini, consigliere regionale dei Comunisti Italiani e presidente della commissione lavoro, non ha dubbi nel commentare gli ultimi incidenti con conseguenze tragiche.
Frosini, comunque, rispetto a qualche anno fa qualcosa è cambiato...
"Sì, c'è maggiore consapevolezza di quanto sia importante la prevenzione. C'è un innalzamento dell'attenzione al problema. Questo anche grazie all'efficacia dell'azione e delle politiche dell'assessorato al diritto alla salute. Come non si può negare il forte impegno dei servizi di prevenzione. Gli operatori lavorano seriamente".
Ma allora come si spiega che il numero degli incidenti, anche gravi e mortali, rimane immutato, tanto che la Toscana è ai primi posti sia in Italia sia in Europa?
"Bisogna cominciare a pensare che alcuni strumenti adoperati non siano sufficientemente adatti allo scopo. Bisogna pensarne di nuovi: strumenti legislativi con cui intervenire con efficacia. Bisogna riflettere sulle lacune, sulle debolezze più evidenti nell'impianto normativo che riguarda la sicurezza".
A che cosa si riferisce, in particolare?
"Si pensi all'autocertificazione. Bisogna uscire da questa logica. I piani per la sicurezza sono considerati obbligatori per legge. Nonostante questo, basta farli e siamo a posto con Dio, gli uomini e la coscienza. Nessuno che li esamini, questi piani. Bisogna, quindiu, costruire un'istanza di valutazione della loro idoneità".
Non servono allora i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza?
"Altra riflessione. In Toscana, sono poco più di tremila a fronte di 380.000 imprese. Per di più, tra questi tremila, ne incontriamo non pochi nominati dallo stesso padrone per rispondere a un obbligo di legge. Inoltre, in gran parte sono poco preparati, poco formati".
Come si può ovviare?
"Anche in questo caso cominciando a pensare a una figura territoriale di RLS. In Toscana esiste in alcune realtà. Per dar vita a questa figura, ovviamente, è necessario coinvolgere le parti sociali e le istituzioni. Obiettivo: una RLS che agisca su un'area vasta comprendente più aziende".
C'è chi punta il dito anche sul subappalto...
"Giustamente. La quasi totalità degli infortuni riguarda lavoratori che operano in regime di subappalto. E allora c'è una cosa sola da fare: chiuderlo, vietarlo. Intendiamoci, nessuno s'illude che sia un percorso facile, ma ritengo che non vi siano alternative. Nei settori dell'edilizia e del movimento terra ormai quasi tutti gli incidenti mortali riguardano appunto i lavoratori in subappalto. Quando si assegnano i lavori al 30-40% di ribasso è inevitabile che si ricorra al subappalto. E il subappalto è l'epicentro della negazione di ogni diritto per il lavoratore".
Si parla spesso di aziende formate soltanto da architetti, ingegneri e commercialisti...
"Il riferimento, ovviamente, è all'edilizia. Ed è vero. Queste aziende partecipano alle gare, le vincono e poi, per effettuare i lavori, danno il via al festival delle sacatole cinesi. In questo contesto i soggetti più deboli sono gli extracomunitari, resi ancor più vulnerabili nei loro diritti da quella vergogna che è la legge Bossi-Fini".
Lei è presidente della commissione lavoro della Regione. Come ha intenzione di muoversi?
"Chiederemo quanto prima una seduta straordinaria del consiglio regionale per arrivare all'assunzione di impegni precisi da parte della Regione". |
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