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Elba Oggi
Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Il progetto Meneghin
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Il progetto Meneghin, che prevede la costruzione di un maxi serbatoio interrato nella zona di Monte Capanne, è adesso all'esame degli organi tecnici del Ministero dell'Ambiente. La realizzazione di questo progetto permetterebbe di risolvere in modo definitivo il problema della carenza idrica all'Elba.
Questa è la convinzione maturata anche negli ambienti tecnici vicini al Ministero delle Infrastrutture, che avevano collaborato all'avvio dell'iter che ha portato ad un primo atto ufficiale della Comunità Montana: una delibera d'intenti tesa alla verifica della fattibilità di questa idea, senza peraltro nessun impegno finanziario per la realizzazione del progetto.
In altre parole, i consiglieri si sono detti convinti che il maxi serbatoio sotto il Monte Capanne, che permetterebbe di raccogliere l'acqua che attualmente finisce in mare, è l'unico percorso che può risolvere, in modo definitivo, il problema dell'approvvigionamento idrico all'Elba, ma hanno anche pensato che, almeno per il momento, non valeva la pena di spenderci nemmeno una lira.
Appare poco credibile, infatti, la spiegazione ufficiale sulle difficoltà a reperire i 75.000 euro necessari per l'elaborazione di un primo studio di fattibilità. Gli attuali consiglieri della Comunità Montana hanno infatti impegnato cifre ben più consistenti in altri progetti nei quali credevano e che evidentemente consideravano ben più importanti della soluzione della crisi idrica. E questo nonostante l'impegno, indiscutibile, dell'assessore ai servizi idrici, Pietro Galletti.
Questo studio, oltre che essere indispensabile per tutti i successivi sviluppi del progetto, rappresenta uno strumento attraverso il quale l'ente pubblico traduce le proprie scelte politiche in atti amministrativi concreti e gli permette di dare una prima definizione di quelle che sono le necessità e le esigenze delle popolazioni che rappresenta e di come l'opera dovrebbe essere concepita e realizzata per poterle soddisfare.
Funzione assolutamente essenziale in un progetto ambizioso e per molti versi appetibile come il progetto del Capanne. Da primi calcoli approssimativi, infatti, si dedurrebbe che i ricavi relativi alla vendita del granito cavato, e anche dei derivati come conglomerati e sabbie, potrebbero essere superiori addirittura ai costi per la realizzazione dell'opera.
Siamo dunque di fronte ad un caso atipico, in cui la realizzazione di una grande opera infrastrutturale non imporrebbe spese, ma produrrebbe guadagni. Tale aspetto, di grande delicatezza, non può sfuggire al controllo degli elbani. Questa ricchezza, infatti, dovrebbe andare a beneficio delle popolazioni locali sotto varie forme: una bolletta leggera, perché non gravata dall'ammortamento dei costi dell'opera; grande disponibilità di granito (senza farlo venire dalla Cina) per il ripristino delle pavimentazioni dei centri storici adesso ricoperte di cemento e asfalto (vedi via Roma a Portoferraio); rilancio delle attività artigianali tradizionali già esistenti; disponibilità di conglomerati per le pavimentazioni e di sabbie per i ripascimenti delle spiagge.
Tutto questo, visto la delicatezza dell'ambiente in cui si va ad operare, dovrà realizzarsi all'interno di un percorso rigoroso da intraprendere insieme al Comune di Marciana, l'Ente Parco, le associazioni ambientaliste, la Provincia e la Regione; percorso che dovrà chiaramente essere individuato e definito in uno studio di fattibilità che l'ente locale dovrebbe finanziare rapidamente.
Purtroppo, da quanto è possibile apprendere, sembra che il Ministero dell'Ambiente, non trovando già pronto un piano di fattibilità, passerebbe direttamente alle fasi successive della progettazione. Questo significherebbe scavalcare l'ente locale, che non potrebbe più far pesare le proprie volontà e quelle delle popolazioni rappresentate.
Inoltre, il controllo sul grande affare del granito prenderebbe la via del continente. Ancora una volta, un ente elbano sarebbe riuscito ad autoescludersi dalla realizzazione di un'opera infrastrutturale importantissima per la nostra comunità. Del resto, è già successo altre volte in passato, con il bruciatore del Buraccio, la condotta sottomarina, la dorsale idrica, ecc. Tutte opere, queste, concepite e studiate secondo finalità diverse rispetto ai servizi essenziali che avrebbero dovuto assolvere.
Sembra, in altre parole, che i nostri amministratori non se la sentano di impegnarsi in opere importanti e si accontentino di essere presenti all'inaugurazione, quando altri, del continente, le hanno sempre realizzate secondo le proprie esigenze che gli elbani hanno poi conosciuto quando qualcuno (dei realizzatori) è stato chiamato a spiegarle in tribunale.
Nel caso del progetto Meneghin è ancora possibile intervenire e correggere gli errori fatti. La gravità della crisi idrica, che in caso di una rottura della condotta sottomarina metterebbe in crisi l'intero comparto turistico per qualche decennio, dovrebbe far capire ai responsabili che non possiamo più permetterci di perdere tempo prezioso.
Elba 2000 - Movimento in difesa degli interessi elbani |
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