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Elba Oggi
Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Storia di un'acqua che manca e... che non dovrebbe mancare
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di Marcello Camici---
Scritti fiumi d'inchiostro, polemiche a non finire, progetti e quant'altro ancora si voglia sono accaduti per la sete d'acqua dell'Elba. Ogni anno, immancabilmente ormai da decenni, durante i mesi estivi è emergenza idrica. All'Elba la risorsa idrica è sempre stata un problema. L'ing. Camerini durante la costruzione di Cosmopoli, per dissetare la piazzaforte usò l'acqua piovana raccogliendola in "conserve" tra loro comunicanti dall'alto in basso in modo che l'acqua fosse sempre in movimento evitando così la putrefazione. Questa putrefazione è stata un grosso problema irrisolto per secoli nelle campagne dove le acque piovane torrentizie invernali tracimando formavano pozze e grosse paduli e qui, in estate, la putrefazione delle acque era causa di malaria per gli abitanti.
I contadini allora impararono ad usare i pozzi: nell'ottocento ogni casa colonica ne aveva uno. L'ing Giulio Pullè nella sua monografia agraria del 1876 parla mirabilmente di tutto questo. La malaria è stata debellata ma ancora l'emergenza idrica persiste e si fa acuta durante l'estate. Per spengere la sete dell'Elba, regione e provincia decisero di costruire una megacondotta sottomarina che porta sull'isola acqua dalla Val di Cornia. Cosa è accaduto ?
A) L'acqua nella condotta manca perchè la Val di Cornia che avrebbe dovuto fornirla è in crisi idrica dovuta ad ingente prelievo industriale, agricolo, turistico e potabile ed il Cornia non riesce ad alimentare le falde.
B) L'acquedotto di Val di Cornia è danneggiato (Enzo Raspolli direttore del CIGRI ha dichiarato che nel 2000 ci sono stati 645 guasti all'acquedotto con spese sostenute per la sola riparazione pari a lire 868 milioni).
C) l'acqua che arriva dalla condotta sottomarina a 140/litri/secondo provoca nella rete idrica isolana continue perdite perchè non adeguata a pressioni elevate.
D) le bettoline continuano con il loro carico a sbarcare acqua con costi a carico della regione e cioè dei contribuenti che pare siano intorno a sette-otto miliardi/anno.
Conseguenze di tutto ciò: tariffe idriche non certo contenute. Queste sono distinte in tariffe per residenti, non residenti, fondi commerciali, usi speciali come fornitura per costruzioni. Ognuna di queste fasce ha le sue tariffe in base ai consumi in metri cubi: per tutte è previsto un consumo minimo che va comunque pagato anche se non consumato e che per la fascia dei residenti è fino a 100 metri cubi per un costo di lire 950 lire + IVA 10%/mc.
Per migliorare nel futuro la situazione la parola d'ordine è ora questa: cercare autosufficienza con le risorse idriche locali ottimizzandole al tempo stesso. Per questo il competente organo della comunità montana ha messo a punto un piano che riguarda la sicurezza della condotta sottomarina, la realizzazione sul territorio insulare di venti pozzi, potabilizzatori e desalinizzatori. Il progetto "biowater" ipotizza due soluzioni: dissalare l'acqua di mare e dissalare l'acqua salmastra (pozzi).
C'è anche in progetto la costruzione di due invasi nel marcianese per trattenere le acque piovane invernali (pare tre milioni e mezzo di litri d'acqua piovana che finiscono in mare durante la stagione delle piogge). Previsto anche anche l'affidamento ad una società privata della gestione generale dei servizi e delle risorse idriche. Tanti progetti che devono fare però i conti con possibili impatti ambientali e sopratutto con i costi di realizzazione.
Di questi ne è fortemente consapevole il governo nazionale che con un comunicato stampa del ministero dell'ambiente del 26 luglio scorso ha stimato in 100.000 mila miliardi gli investimenti in 23 anni necessari per ammodernare il servizio idrico italiano. Il problema non è solo ecomomico ma anche organizzativo: pare che sul territorio italiano i servizi idrici sono frammentati in 89 ambiti territoriali ottimali dove ancora oggi operano a titolo diverso 8100 soggetti!
Nonostante i buoni propositi, gli sforzi di tutti gli addetti ai lavori non pare che ancora esista un piano preciso per la gestione delle risorse idriche. A fronte di cotanti progetti e studi tecnici non vorrei apparire presuntuoso se mi permetto portare un umile piccolo contributo alla questione idrica elbana, con una proposta.
I nostri antenati quando non c'era turismo ma agricoltura, pesca e miniere, avevano risolto il problema usando l'acqua piovana e quella dei pozzi, senza avere a disposizione i mezzi della moderna tecnologia (desalinizzatori, potabilizatori ecc.). Prima di investire in megaprogetti, perchè non fare partecipi i cittadini residenti offrendo loro supporti tecnici ed economici per sfruttare acqua piovana e dei pozzi: pubblico e privato si incontrano.
Non più solo il pubblico che eroga servizi idrici al privato, ma il pubblico che aiuta il privato a risolvere personalmente la questione idrica. Se ciò fosse possibile si potrebbe intanto realizzare autosufficienza idrica per i residenti: non sarebbe poca cosa." |
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