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Elba Oggi
Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Il Mare nostrum è ammalato
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Il Mare nostrum è ammalato<BR>Legambiente e Wwf Italia hanno elaborato i dati rilevati dal Programma di monitoraggio dell'ambiente marino costiero del Ministero dell'Ambiente. Il risultato non è dei migliori dato che i mari italiani risultano non proprio in buona salute. E le aeree marine protette non fanno eccezione. Per l'Elba la situazione peggiore riguarda Portoferraio...</P><P>Nemmeno le aree marine protette sono al riparo dall'inquinamento. Metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi e policlorobifenili hanno ormai assunto fissa dimora nei sedimenti marini e minacciano la salute dei mari italiani in modo preoccupante. Il mare è infatti è il deposito finale della maggior parte delle sostanze contaminanti utilizzate sulla terra.</P><P>E' questo il quadro che emerge con evidenza dall'elaborazione di Legambiente e Wwf Italia dei dati rilevati dal Programma di monitoraggio dell'ambiente marino costiero del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio. Dati che fotografano lo stato dell'ambiente marino italiano con campionamenti delle acque ma, anche e soprattutto, dei sedimenti costieri raccolti dalle Arpa nell'arco degli ultimi tre anni in base a una convenzione tra il Servizio Difesa Mare del Ministero dell'Ambiente e le Regioni costiere e da queste affidata poi al sistema delle Agenzie.</P><P>Un lavoro, quello del Ministero dell'Ambiente e delle Agenzie regionali che, da una parte, evidenzia una pesante preoccupazione per la salute dell'ecosistema marino e per quella umana e, dall'altra, la necessità di rinnovare il Programma di monitoraggio che dovrebbe chiudersi il 4 giugno prossimo.</P><P>"Considerando i valori trovati - sottolineano Legambiente e Wwf - il monitoraggio deve proseguire anche nei prossimi anni, per tenere sotto stretta osservazione la situazione dei sedimenti e per valutare l'efficacia delle azioni intraprese per il miglioramento della qualità".</P><P>Legambiente e Wwf hanno inoltre posto l'accento sulla "positività di un centro di coordinamento unico che deve essere necessariamente individuato nel ministero. Interrompere il percorso avviato - sottolineano gli ambientalisti - creerebbe un vuoto difficilmente colmabile in tempi brevi. E' quindi necessario che il ministro Matteoli rinnovi le convenzioni con le Regioni costiere e che queste le affidino alle Arpa per continuare a monitorare la salute del mare".</P><P>Grazie all'attento lavoro delle Arpa, esiste infatti per la prima volta nel nostro Paese un monitoraggio ambientale che copre tutto il territorio costiero, in modo omogeneo, sia per le modalità di campionamento, sia per i metodi di analisi. Il programma ha consentito un confronto costante tra gli addetti e ha visto coinvolte tutte le competenze necessarie del settore, dando vita a una vera e propria comunità di operatori ed esperti.</P><P>Ma torniamo ai dati raccolti in fondo al mare. La campagna di monitoraggio prevede campionamenti in aree sottoposte a particolari pressioni antropiche, le cosiddette aree critiche, e in aree invece scarsamente sottoposte a questo tipo d'impatto, le cosiddette "aree di bianco" che assumono funzione di controllo.</P><P>In diverse Regioni, come aree di bianco sono state individuate le aree marine protette e il punto più preoccupante del rapporto è proprio il tasso d'inquinamento rilevato in queste zone. I sedimenti prelevati alla stazione di Portoferraio, ad esempio, sono contaminati da cromo (100.833 microg/kg il valore massimo raggiunto nell'arco dei 5 semestri analizzati dal 2001 al 2003) e nichel (con una punta massima di 71.398 microg/kg).</P><P>Quelli di Punta Mesco nel Parco delle cinque terre in Liguria da cromo (139.986 microg/kg il massimo valore raggiunto nell'arco dei semestri presi in esame), nichel (90.700 microg/kg) e piombo (52.500 microg/kg).</P><P>Nell'area protetta marina di Miramare, in Friuli Venezia Giulia, sono state trovate elevate concentrazioni di piombo (71.820 microg/Kg) e Ipa (2,77 mg/Kg), mentre in quella di Capo Rizzuto in Calabria e a Punta Licosa in Campania abbonda l'arsenico (rispettivamente 42.195 microg/Kg e 25.083 microg/Kg le punte massime).</P><P>A Capo Rizzuto, i limiti sull'arsenico risultano superati tre volte su tre mentre a Punta Licosa si contano cinque superamenti su cinque prove. A Cattolica, invece, area di bianco in Emilia Romagna, i superamenti del tasso di nichel riguardano tutti e cinque i campionamenti effettuati, con punte che superano anche del doppio il limite di legge.</P><P>Fuori da queste aree, non mancano poi i "punti caldi", interessati da uno o più inquinanti. Caldissima, in particolare, la situazione in Liguria, dove il quadro dei rilevamenti è seriamente preoccupante. I sedimenti marini di quasi tutte le stazioni risultano fortemente contaminati da cromo, nichel, piombo e arsenico e non mancano mercurio, Pcb, cadmio, benzoapirene, Ddt e Ipa.</P><P>La poco invidiabile palma dell'inquinamento va alla stazione sulla foce del torrente Lerone, dove per molti anni ha scaricato veleni la Stoppani di Cogoleto: nei sedimenti analizzati si ritrovano il cromo totale (per una concentrazione massima di oltre 7.200 mg/Kg, pari a 145 volte il limite di legge), nichel (oltre 895 mg/Kg, e cioè quasi 30 volte il limite di legge) piombo, arsenico e Pcb (fino a 10 volte in più del massimo consentito dal decreto ministeriale), ma anche mercurio, cadmio, Ipa, benzoapirene e Ddt.<BR> |
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