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Elba Oggi
Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Cosa succede a Pianosa?
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Cosa succede a Pianosa? Non c'è pace per Pianosa. Non che sia successo niente di particolare stavolta, ma i segnali che arrivano vanno decisamente nella direnzione contraria al buon senso. In altre parole Pianosa, per il suo ecosistema fragile, ed a suo modo incontaminato (oltre che ricco di testimonianze storiche), dovrebbe essere tutelata, ed invece...
La curiosa foto pubblichiamo sotto mostra uno strano pic nic a Pianosa. Quei turisti probabilmente non sanno di stare facendo una cosa proibita e in piena zona archeologica, nel complesso protoimperiale dei "Bagni di Agrippa", che sorge sulla costa orientale dell'isola di Pianosa vicino alla candida spiaggia di Cala Giovanna, un piccolo gioiello di eccezionale valore storico-archeologico. La villa era composta di un teatro e di ambienti residenziali e termali, in cui spiccavano il caratteristico opus reticulatum e pavimenti musivi.
Nel 7 dopo Cristo vi fu esiliato il principe Agrippa Postumo, nipote di Augusto in quanto figlio di Giulia e del generale M. Vipsianus Agrippa, eroe di tante battaglie celebri, da Milazzo ad Azio. La frequentazione della villa sembra cessare intorno al 100 dopo Cristo, ora riprende in questo modo poco consono.
E' strano, perché i turisti che possono accedere all'isola non dovrebbero fare il bagno in quel tratto di mare e certamente non potrebbero bivaccare quasi sotto la bruttissima tensostruttura che dovrebbe proteggere i resti della Villa di Agrippa. Evidentemente sono sfuggiti al di solito attentissimo personale del Parco.
Chissà cosa ne pensa e cosa ha da dire la Soprintendenza ai beni Archeologici della Toscana che nel 2003 fece accogliere dai Carabinieri 350 volontari di LEGAMBIENTE che volevano ripulire le coste di Pianosa dai rifiuti, intimando loro di non avvicinarsi assolutamente alla Villa Romana, temendo che venisse vandalizzata dai novelli barbari con cappellino giallo marchiato col cigno verde?
Ma quella inconsapevole famigliola che sta allegramente facendo un pic-nic è la spia di un problema per Pianosa che forse il Parco Nazionale sta pericolosamente sottovalutando: l'isola rischia di trasformarsi semplicemente in una spiaggia dell'Elba, un luogo in più dove trasportare in massa un turismo balneare che vuole solo fare il bagno in un posto "esotico". E in questo non c'è nulla di "popolare", c'è invece il pericolo di banalizzare un'isola e un mare unici nel mediterraneo e di compromettere un fragilissimo equilibrio.
L'aver alzato da 100 fino a 450 al giorno il numero di persone che possono accedere a Pianosa non è di per sé un danno, ma è chiaro che questo aumento doveva essere accompagnato da una serie di garanzie, di misure e di limiti che purtroppo non sono del tutto visibili e comprensibili, circolano invece notizie di tentativi e pressioni per innalzare ancora il numero degli sbarchi, perché così tutti potranno andare a Pianosa a basso costo, e non importa se lo faranno senza usufruire delle guide del Parco e dovranno perciò restare confinati nel Paesino e sulla spiaggia di Cala Giovanna (unico tratto di costa dove è consentita la balneazione) che non è e non può diventare uno stabilimento balneare perché conserva ancora importanti elementi di qualità ambientale e resti delle antiche peschiere romane.
E' chiaro che un assalto di questo tipo, che non servirebbe né a Pianosa né all'Elba, violerebbe i principi del protocollo d'intesa sottoscritto da Parco Nazionale, Regione Toscana, Provincia di Livorno e Comune di Campo nell'Elba e che prevedeva: turismo ambientale contingentato, turismo scolastico, agricoltura biologica, ricerca scientifica.
LEGAMBIENTE non ha nulla contro la concorrenza tra privati e la loro partecipazione alla gestione di Pianosa, però questa presenza deve essere ispirata alla compatibilità ambientale e questa concorrenza si deve sviluppare sulla fornitura di servizi di qualità a visitatori dell'isola che vogliono conoscerne l'ambiente marino e terrestre, e non sollecitare lo sbarco di chi vuole solo farsi semplicemente un bagno o un pic-nic, magari sulle rovine romane.
Il Parco deve riprendere davvero in mano la gestione ed il controllo del flusso turistico a Pianosa, fissare e far rispettare compatibilità dei modi di accesso e di visita all'isola, monitorare l'impatto dei 450 visitatori sull'ambiente e sulla spiaggia per capire se e come è davvero sostenibile, rintuzzare, con la forza della legge e delle norme che solo il Parco può imporre, il tentativo di trasformare Pianosa in qualcosa di diverso dell'isola unica, fragile e preziosa che bisogna assolutamente salvare. |
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