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Elba Oggi
Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Editoriale - Forte Inglese: ghetti e immunitą morali - di Giovanni Muti
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La Direzione di Elba 2000 e dell'emittente radiofonica elbana Cosmo Radio, ripercorre la storia del Forte Inglese, un struttura di proprietà del comune (con una storia soprattutto di dolore) e che... il comune rivuole. Per questo ha sfrattato i suoi inquilini, tra i quali, appunto anche Cosmo Radio
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La prima cosa da tenere presente, quando si parla Forte Inglese, è che pochissimi lo conoscono. Non lo conoscono certamente i politici e gli amministratori, molti dei quali non vi hanno mai messo piede (uno degli attuali amministratori, che prese parte ad una trasmissione radiofonica di propaganda nel corso dell’ultima campagna elettorale, confessò che era la prima volta che ci veniva: lo dovemmo tenere d'occhio come un bimbo per paura che si sperdesse nei corridoi).
Le stesse associazioni, una decina, che ottennero la sede e che in precedenza l'avevano sollecitata senza conoscere il Forte, una volta resesi conto di cosa si trattava, non vi misero più piede. Da non credere: era stata assegnata una sede anche al Rotaract club, l’associazione che raggruppa i giovani rotariani. Questi, si rifiutarono addirittura di entrare. Decisero di non infliggere un affronto alla loro dignità.
Non li abbiamo più rivisti. Rifondazione, invece, vi entrò, ma solo per depositarci vario materiale a marcire; si salvo solo un ritratto di Che Guevara contro il quale poco poté anche la muffa. Perché nessuno conosce il Forte Inglese e solo pochi ci resistono? Noi diamo questa spiegazione. Portoferraio, come ogni città che si rispetti, ha i suoi ghetti, due per l'esattezza: " La Loppa" e il Forte Inglese.
La Loppa era stata trasformata, fin dal dopoguerra, in una discarica incontrollata di rifiuti solidi urbani; il Forte Inglese in un ghetto per poveri dove confinare la famiglie più bisognose, vecchi abbandonati, malati di mente senza alcuna assistenza. Siccome tutti i ghetti godono di una specie di extraterritorialità, questo induceva gli amministratori pubblici a sospendere il loro impegno amministrativo e morale senza rimorsi: i ghetti servono anche a questo.
Però, mentre sulla Loppa ci si limitava a degradare una zona di sviluppo naturale della città, prima utilizzandola come discarica e poi come zona artigianale e industriale con capannoni vista mare, (un vero e proprio assurdo urbanistico), al Forte Inglese avveniva anche peggio. Quando la Radio, nel 79, entrò nella fortezza ci vollero numerosi camion per ripulire le stanze dalla spazzatura e autobotti per svuotare le cisterne dal bottino. Alcune famiglie ci vivevano, in un interminabile dopoguerra, in condizioni disumane.
In quegli anni, l'Amministrazione guidata da Giovanni Fratini organizzava con forte impegno una serie di manifestazioni, per dire la verità di altissimo livello culturale, che andarono sotto il titolo "Come una città rilegge la propria storia". Ma al Forte Inglese, Maria, una povera malata di mente che viveva in una stanza, senza acqua, senza luce e senza servizi, moriva priva di ogni assistenza, come una cane; quando, forzata la porta, gli addetti della locale Usl entrarono la trovarono morta su un pagliericcio; nella stanza si aggiravano conigli e galline e il pavimento era ricoperto di letame.
Nella stanza vicina un pensionato malato viveva solo in una stanza da cui il vento aveva strappato la finestra, sotto un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia e circondato da cumuli di spazzatura. Questo accadeva al Forte Inglese mentre dalla Linguella arrivavano, portate dallo scirocco, le musiche delle manifestazioni in corso. Musiche che ci ricordavano che una città rileggeva la propria storia ma non era in grado di leggere il presente. Non vedeva la realtà, anche scandalosamente drammatica, nella quale operava.
E tutto questo poteva avvenire senza turbare nessuno perché avveniva in un ghetto. Perché i ghetti anestetizzano il senso morale. Però non anestetizzano il ricordo che, almeno per noi, continua a bruciare come un’antica ferita. Perché ne parliamo ? Ne parliamo per due ragioni: perché si continua, purtroppo, a creare nuovi ghetti (e su questo avremo occasione di ritornare.) e perché il Forte Inglese continua ad essere un ghetto con la sua extra territorialità e le sue immunità gestionali e amministrative.
Un modo efficace perché vada avanti così è non fare nulla o sognare, come hanno fatto le precedenti amministrazioni, soluzioni stravaganti del tipo "sede dell’Associazione delle Isole Minori ", "sede del Parco ", "Centro Giovanile" con seggiovia per le Ghiaie. Tutte queste idee sono astratte e assurde. Bisogna partire invece dalle condizioni reali della fortezza. Pubblicizzare idee e progetti e poi -come ha fatto un assessore- verificarne in seguito la fattibilità, a nostro avviso è un percorso errato perché crea inutili polemiche e tensioni.
Sarebbe saggio un percorso inverso: le idee e i progetti dovrebbero nascere da una rigorosa analisi delle condizioni reali, da una seria verifica della fattibilità del progetto, e dalla preventiva soluzione di eventuali problemi che potrebbero sorgere per terzi o per l'intera collettività. Solo allora, e a ragione, il progetto potrebbe essere reso pubblico e sostenuto con dati certi.
L'inosservanza di questo (in apparenza) elementare principio genera, come abbiamo visto nelle recenti vicende degli sfratti e dei ripetitori per i telefonini (cortei, raccolta di firme, interpellanze, ecc,) problemi e tensioni di cui tutti, cittadini ma a maggior ragione anche gli amministratori, farebbero volentieri a meno.
Giovanni Muti |
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