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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Rifiuti solidi urbani: l'emergenza è alle porte. La Faita propone di percorrere nuove strade
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E’ un grido d’allarme e di seria preoccupazione quello che viene, da più parti, all’Elba, in merito alla questione irrisolta del come smaltire i rifiuti solidi urbani. L’ottimismo di qualche mese fa, quando sembrava che i Comuni elbani avessero imboccato la strada della collaborazione e della raccolta differenziata, ha ormai lasciato il posto alla disillusione. Le categorie economiche cominciano a farsi sentire, anche perché le tasse pagate da aziende e privati per il servizio di raccolta dei rifiuti si sono fatte davvero pesanti. Soprattutto sta lasciando l’amaro in bocca il ritardo nel dare il via ad una seria raccolta differenziata e... arrivano nuove proposte. Per far presto soprattutto, non si può più aspettare, viene detto, bisogna superare subito l’emergenza.
Così ad esempio la Faita, la Assiciazioni dei gestori di strutture da campeggio che analizza la situazione e chiede che si superi l’attuale fase di immobilismo e ritorno della litigiosità in proposito dei Comuni elbani. La Faita rispolvera l’a proposta del trasferimento sul continente dei rifiuti elbani, argomentandola a dovere per altro... Riportiamo di seguito l’intervento dl presidente di questa Associazione, Alberto Sparnocchia.
Quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, si sa, costituisce uno dei grandi problemi dalla cui soluzione dipende il futuro della nostra isola. La classe politica locale impreparata e gli anacronistici localismi hanno impedito di individuare soluzioni comprensoriali e hanno invece favorito assurde soluzioni piovute dall’alto, come il gassificatore del Buraccio. Adesso, che la legge obbliga i Comuni a consorziarsi e a praticare la raccolta differenziata (prevedendo pesanti sanzioni per la sua mancata attuazione) la situazione, in teoria, dovrebbe migliorare. E invece, mentre il Comune di Campo e la Daneco/Waste Management si disputano la gestione della discarica di Literno (la posta in palio è costituita dai 20 miliardi messi a disposizione dall’Unione Europea) e lo stesso Comune di Campo è costretto a rivolgersi al Tar per ottenere dagli altri sette Comuni elbani l’indennizzo annuo di 500 milioni per il "disagio ambientale" subito, per i cittadini e le imprese diventa sempre più difficile farsi carico di tariffe che hanno ormai superato il livello di guardia. L’impianto del Buraccio, secondo quanto ci avevano insistentemente spiegato gli esperti, doveva essere un impianto all’avanguardia, sul piano scientifico: avrebbe prodotto energia e avrebbe attuato la separazione dei rifiuti, rendendo persino superflua, in contrasto con il decreto Ronchi, la raccolta differenziata. Questo impianto, com’è noto, non ha mai superato il collaudo, non ha mai funzionato e probabilmente non funzionerà mai. E’ costato una ventina di miliardi che saranno prelevati via via dalle tasche degli elbani attraverso bollette sempre più salate. L’aumento delle bollette viene giustificato dalle Amministrazioni soprattutto con l’aumento dei costi di conferimento dei rifiuti che, in seguito alla realizzazione del gassificatore, sono schizzati in 5 anni da 48 a 150 lire al kg. La discarica di Literno, anche questo lo sanno tutti, è pressoché satura. Ci sono problemi di natura ambientale e l’eventuale ampliamento consentirà di andare avanti solo per qualche anno. La mancata attuazione della raccolta differenziata (il Comune di Portoferraio è fermo a circa il 12%) comporta una sensibile perdita di immagine per la nostra industria turistica. Sarebbe forse il caso di studiare urgentemente altre soluzioni, compresa quella di conferire i rifiuti a qualche impianto del continente. Per quanto riguarda la nostra categoria, la tassa ha ormai raggiunto livelli insopportabili e risulta assai superiore a quella di cui devono farsi carico i campeggi del continente. Considerato che il decreto Ronchi prevede che la tariffa venga commisurata all’effettiva produzione di rifiuti, riteniamo che sarebbe molto più equo e rispettoso della realtà se la tariffa stessa fosse rapportata al numero di presenze annue, anziché alla superficie delle aree coperte e scoperte. In ogni caso, le nostre aziende non sono in grado di sopportare ulteriori pesanti aumenti della Tarsu e non sono più disposte a pagare il prezzo di gravi errori commessi in passato sul piano politico e tecnico.
Faita Isola d'Elba - Il Presidente
Alberto Sparnocchia |
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