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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Tra folclore e cultura... gli Ocarinisti Budriesi si esibisco all'Elba
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Un piccolo grande esempio di musica popolare e colta assieme, è quello offerto dal Gruppo Ocarinistico Budriese, e dalla sua versione giovanile " www.ocarina.it " un ensemble conosciuto in tutto il mondo per l'unicità di suonare lo strumento nato a Budrio, vicino Bologna, a metà dell' 800. Il Gruppo si esibisce all’Elba in questi giorni, dal 3 al 6 agosto. Ha all'attivo molti concerti in Europa, Australia e Americhe ed i suoi componenti sono un pò gli eredi di una grande tradizione nata col melodramma italiano e coltivata negli ultimi vent'anni da una scuola Comunale per lo studio di questo strumento. L’appuntamento è nelle strade e piazze di Rio nell’Elba, nelle serate di venerdì 3 e domenica 5 agosto. Intermezzo invece a Marciana, sabato 4, nella raccolta piazzetta di S. Caterina, per l'organizzazione del Comune e dell'attiva Associazione S. Giuseppe. Il repertorio di questi concerti, davvero unici, spazia dagli arrangiamenti di brani classici e operistici al folklore popolare di polke e mazurche. Fabio Galliani, Marco Venturuzzo (solista), Federico Massarenti, Luca Montanari, Luca Frascari e Giulio Pierini sono i musicisti. LA STORIA
"Il concerto di ocarine al Crystal Palace- Un concerto di ocarine significa musica suonata su strumenti in terracotta, chiamati ocarine. Gli ocarinisti, vestiti nei loro pittoreschi costumi, si sono presentati alla Haendel orchestra e sui loro strumenti, chiamati ocarine, hanno suonato una selezione di brani d'opera con perfetta abilità in un'esecuzione brillante. Una selezione da Il Trovatore, seguito dall'ouverture dal Guglielmo Tell, hanno sorpreso quanto entusiasmato il pubblico; ma il grande successo è stato una polka, con l'accompagnamento del canto degli uccelli, quest'ultimo imitato alla perfezione da uno degli ocarinisti. Comunque, l'effetto di tutto il concerto è stato eccellente e i suonatori sono stati richiamati per ricevere i complimenti del pubblico dopo ogni chef d'oeuvre. Non abbiamo alcun dubbio che questi concerti attrarranno folle di visitatori, non solo per la loro novità e le loro peculiarità, ma per l'eccellenza intrinseca delle selezioni musicali e per l'abilità degli esecutori. La difficile ouverture del Guglielmo Tell è stata resa con tutto il fuoco e la precisione di un'intera orchestra " ( Londra, Daily News, 13 Luglio 1874)
"Uno dei grandi successi della stagione invernale che comincia sarà certamente per Les Montagnards des Apennins [leggi: Gruppo Ocarinistico] che il Cirque de Champs-Elysées ha mostrato ieri sera, per la prima volta, al suo pubblico d'élite delle domeniche. Sono sette e suonano degli strumenti in terracotta chiamati ocarine. I Montagnards sono stati applauditi a oltranza e richiamati più volte. Il successo che hanno ottenuto non ha nulla di esagerato e sicuramente tutta Parigi vorrà ascoltarli" ( Parigi, L'Evenement, 5 Ottobre 1874)
Così recitavano i giornali europei a proposito dei concerti del Gruppo Ocarinistico Budriese ( vicino Bologna), attorno agli anni settanta del secolo scorso. Ovunque andassero, i musicisti della Société des concertistes italiens surnommés les celèbres montagnards des Apennins (nome con cui si presentava il gruppo ocarinistico a quei tempi) riscuotevano un successo stupefacente: Berlino, Vienna, Londra, Parigi, New York, le capitali della cultura occidentale dell'Ottocento accolsero gli ocarinisti con grande calore e interesse. Manifestazioni di grande importanza, a cominciare dalle esposizioni internazionali di Londra, di Parigi, di Palermo, furono teatro dei concerti di questo gruppo; grandi palcoscenici ospitarono le loro esibizioni; furono chiamati a suonare alla corte degli zar così come al celebre Moulin Rouge di Parigi. Senza porsi troppi problemi di ordine filologico, questi musicisti eseguivano ogni sorta di composizione su questo strano e nuovo strumento, meravigliando il pubblico per la loro abilità e, in assoluto, per il risultato musicale che erano in grado di conseguire. Sull'onda del successo del melodramma italiano, il loro repertorio non poteva che essere dominato da arrangiamenti di arie e sinfonie d'opera: Il Barbiere di Siviglia, Guglielmo Tell di Rossini, Rigoletto, La Traviata, Il Trovatore di Verdi, Elisir d'amore di Donizetti furono solo alcune delle opere da cui gli ocarinisti trassero i loro "cavalli di battaglia". Questa scelta, finalizzata indubbiamente ad un impatto spettacolare, si fondava però su un valore musicale consistente, senza il quale difficilmente sarebbe stato possibile sostenere un intero concerto mantenendo sempre vivi l'interesse e l'attenzione del pubblico; le loro esecuzioni estremamente precise e brillanti, fortemente risaltate dalle caratteristiche timbriche ed espressive dello strumento, dimostravano la straordinaria efficacia di un gruppo ben coordinato di strumentisti e una spiccata interpretazione virtuosistica che ben si adattava alla tecnica ocarinistica. Naturalmente, dietro un simile successo c'era una notevole capacità organizzativa, che tra il 1867 e 1872 aveva portato il gruppo, primo settimino di ocarine nato intorno al 1866 e fino ad allora sconosciuto fuori della provincia di Bologna (dopotutto l'invenzione dello strumento è datata 1853 e del primo quintetto si parla solo verso il 1865), ad esibirsi con crescente successo dapprima nei teatri dell'Emilia-Romagna, per poi spostarsi gradualmente sempre più lontano (Padova, Milano, Trieste), fino ad arrivare ai teatri romani, tra i quali, nel 1869, il teatro Argentina, nel cui foyer furono ascoltati ed applauditi, nell'intervallo del suo Rigoletto, dallo stesso Giuseppe Verdi. Sì, perché prima di raggiungere il successo delle tournées internazionali, gli ocarinisti si fecero conoscere, in Italia, attraverso un'intensa attività, che consisteva principalmente nel suonare nei foyer dei teatri, durante gli intervalli delle opere, riprendendo i temi e le arie che il pubblico aveva appena sentito in sala, facendo così da accompagnamento ai rinfreschi che usualmente si tenevano tra un atto e l'altro. Ed è anche per questo che il repertorio ocarinistico si arricchì di così tante trascrizioni operistiche. Del resto, la produzione di questi arrangiamenti non si fermò affatto dopo che il gruppo cessò questa attività ma, anzi, fu accelerata dal crescente successo incontrato da questo tipo di musica durante i concerti. Negli anni che seguirono tanti furono i suonatori che fecero parte di questo gruppo: alcuni per molti anni, altri per brevi periodi, ma tutti animati dal desiderio di far musica e di stare insieme in buona compagnia. Dal periodo di successi di cui abbiamo parlato si passò però all'inesorabile declino nell'epoca dell'Italia giolittiana, quando l'ormai trentennale successo dei gruppi ocarinistici andò lentamente ma inesorabilmente scemando. Sarà solo a partire dalla fine degli anni venti che il Gruppo Ocarinistico Budriese, sotto la guida di Alfredo Barattoni, che lo dirigerà con abnegazione fino alla sua morte nel 1948, vedrà finalmente rinascere le proprie fortune. Ma ormai i tempi erano cambiati, la cultura era cambiata, il gusto musicale era decisamente cambiato, e nonostante i significativi successi che i musicisti budriesi conseguirono in quegli anni, la loro attività non ebbe più quel respiro internazionale che li aveva resi celebri mezzo secolo prima. Nonostante ciò, per quasi vent'anni gli ocarinisti si esibirono nei teatri italiani conseguendo anche successi clamorosi, come riporta la stampa nazionale e locale dell'epoca; suonarono ripetutamente alla radio e incisero vari dischi per la Columbia e per La voce del padrone, riservandosi sporadiche apparizioni all'estero per suonare in Svizzera o a Parigi (ancora una volta per esibirsi in locali quali il Moulin Rouge e l'Embassy). Questo periodo di attività fu soprattutto importante per la sbalorditiva quantità di composizioni e trascrizioni che il M° Barattoni riuscì a produrre, molte delle quali di notevole interesse musicale, e che a tutt'oggi rappresentano il corpo maggiore dell'archivio in possesso del Gruppo Ocarinistico Budriese. Dal dopo guerra fino alla fine degli anni settanta, il Gruppo Ocarinistico Budriese lasciò un po' da parte le trascrizioni operistiche ottocentesche per dedicarsi completamente all'esecuzione di musiche folkloristiche, fino ad assumere nell'immaginario collettivo uno strettissimo legame con la cultura contadina e popolare, cultura che in realtà non gli appartenne storicamente, come si è avuto modo di constatare da ciò che è stato detto prima. L'uso dell'ocarina nel liscio e nelle orchestre da ballo ne garantì in qualche modo la notorietà a livello regionale, ma la legò anche ad un modo di fare musica che, per quanto rispettabile, poco aveva a che fare con le vere radici dello strumento e dei musicisti delle origini. Alla fine degli anni settanta l'ultimo gruppo si sciolse definitivamente e l'amministrazione del Comune di Budrio, intravedendo il pericolo di una perdita rovinosa per il patrimonio musicale del paese, decise di istituire una scuola di ocarina, con l'aiuto di alcuni componenti del vecchio gruppo. Da questa scuola e dalla passione di musicisti di formazione classica è nato l'attuale Gruppo Ocarinistico Budriese, il cui intento principale è quello di rilanciare, attraverso una intensa attività concertistica nazionale e internazionale, l'ocarina e la sua tradizione musicale, nel tentativo di eguagliare e recuperare il valore che era attribuito più di un secolo fa al complesso di musicisti budriesi. |
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