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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Collegamenti marittimi: ormai... più croce che delizia
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-di Marcello Camici - Il collegamento marittimo è per ogni isola una questione di vitale importanza che interessa ogni singolo cittadino che abita e vive sull'isola: il collegamento marittimo ha dunque influenza su tutta la vita sociale, economica dell'intera comunità isolana. E' una caratteristica dell'insularità: a questo aspetto non si sottrae l'Elba. Senza collegamento marittimo è isolamento totale. Di notte, all'Elba, ciò accade da sempre. Per certi aspetti può essere... croce, per altri delizia. Non di giorno.
Di giorno l'isola può essere raggiunta con imbarcazioni private, personali (nautica da diporto) o con mezzi (traghetti) messi al servizio di trasporto di merci e cittadini da azienda che fanno capo la prima ad un armatore privato e l'altra ad una società gestita con capitale pubblico. Per il realizzarsi del primo aspetto, la nautica da diporto, è necessario che vi siano i cosidetti porti turistici attrezzati a ricevere dignitosamente chi arriva a visitare l'isola. E' questa una condizione importante per il rilancio e la qualificazione del turismo: unica attività economica elbana trainante. Pare che all'Elba porti e approdi turistici non siano all'altezza che il turismo richiede: c'è chi afferma che siano... fermi ai primi anni ottanta.
Nel frattempo, nella vicina Corsica, si sono bene attrezzati. Il rischio è che il turismo da diporto e, forse,anche quello crocieristico, possano prendere altre vie, portando via una grossa potenziale fetta di flusso turistico. Pare che sindacati (CGIL) e associazioni ambientaliste (WWF, Legambiente etc.) assieme al Parco nazionale dell'arcipelago toscano, non siano molto favorevoli alla nascita di approdi turistici ma disponibili a ragionare in termini di organizzazione e riqualificazione delle aree portuali esistenti. Sul secondo aspetto, trasporto marittimo pubblico di merci e cittadini, sono sorte discussioni a non finire. Le tariffe, gli orari, le coincidenze, la qualità dei vettori, la sicurezza, il numero dei collegamenti, insufficiente soprattutto d'inverno, hanno fatto esplodere l'ira degli utenti che lamentano di non avere possibilità di far sentire la propria voce e far valere i propri diritti.
Ultimamente si è aggiunta una polemica sul "pendolarismo". Dall'altra parte, le compagnie marittime, Moby Lines e Toremar, si difendono. La Toremar sostiene che i costi del servizio sono troppo elevati, specie d'inverno: qualche anno fa raddoppiò la tariffa del biglietto. Nonostante questo, la Toremar, che gode di sovvenzioni statali, ha un bilancio in deficit e non si sa neanche esattamente di quanti miliardi. Pare che il livello di compensazione dello stato sui servizi Toremar sia stato di 14 miliardi nel 1999 e di 28 miliardi nel 2000. Su questi costi la Toremar fa sapere che incide molto il personale di servizio: di qui i nuovi piani di turnazione dei lavoratori marittimi che hanno provocato reazioni e polemiche con i sindacati marittimi e anche con alcune forze politiche. La Moby Lines, società privata, sostiene invece che d'inverno i collegamenti ci sono in abbondanza, se si sommano quelli Toremar e Moby, con capienze impressionanti e riempimenti medi irrisori, cosa che comporta ingenti perdite d'esercizio.
Dalle compagnie, dice l'armatore Onorato, si pretende un impegno per tutto l'arco dell'anno anche se l'inverno reca solo ingenti perdite d'esercizio, ma non si considera che, durante questo periodo, l'isola "chiude", per 7-8 mesi, con una assenza totale di servizi e strutture turistiche e alberghiere aperte sull'isola: chiaro il riferimento agli albergatori. Nel frattempo a Piombino si è provveduto alla ristrutturazione di tutta l'area portuale con impegno di denaro pubblico rilevante e pare che questo avverrà anche a Portoferraio.
Qui, a Portoferraio serve una nuova stazione marittima e nuovi banchinamenti. Intanto si è scatenata l'ira dei commercianti contro il degrado dell'area portuale e relativa viabilità. A Piombino la nuova stazione marittima, con l'area portuale, è anch'essa sottoposta a osservazioni e critiche in quanto pare che non sia funzionale, a partire dai parcheggi delle auto che sono sicuramente insufficienti durante il periodo estivo. Nei mesi di luglio, agosto e settembre basta arrivare sul porto di Piombino per vedere una lunga fila di auto parcheggiata sui bordi della strada che arriva fino al centro della città. La maggior parte degli attuali parcheggi disponibili è a pagamento.
L'autorità portuale piombinese si difende dicendo che ciò accade per pochi mesi all'anno. Ha ragione, come hanno ragione anche coloro che affermano che, ogni estate, passa per Piombino un flusso di quasi settecentomila turisti con oltre duecentocinquantamila autovetture, flusso che era presente già da tempo e conosciuto ancor prima che si progettasse la nuova area portuale. Non pare che nei progetti per i prossimi quattro anni, per il porto di Piombino, siano previsti finanziamenti per allargare la quantità dei parcheggi auto, almeno per quanto riguarda la parte gratuita.
Gli autonomisti elbani, non credo per campanilismo, ritengono che la difesa degli interessi e dei diritti della comunità elbana devono essere gestiti direttamente dagli elbani o che, come minimo, gli elbani abbiano voce in capitolo su scelte e decisioni che riguardano il territorio dove vivono e lavorano. Per questo sostengono che l'autorità portuale deve avere anche una sede all'Elba, del tutto autonoma, dove tutti i comuni di tutto l'arcipelago (Capraia e Giglio incluse dunque) devono essere rappresentati e non solo due o tre come avviene adesso. Ma anche cittadini e associazioni debbono avere possibilità di intervenire. Gli autonomisti sostengono che i centri amministrativi della Toremar (ufficio direzione, ufficio commerciale ecc.) dovrebbero aver sede all'Elba: chiedono cioè autonomia amministrativa e strumenti normativi per poterla realizzare.
Nella questione collegamenti marittimi si è, di recente, "calata" la privatizzazione della Toremar, che pare dover avvenire nel 2003. Chi dovrà spartirsi l'eredità Toremar? Chiunque sarà dovrà fare i conti con un bilancio aziendale in perdita. E' stato chiesto l'intervento della Regione Toscana, la quale ha fatto sapere che essa non è ente di gestione ma di programmazione. Nel febbraio 2001, Fabio Del Nista, assessore della Provincia di Livorno ai trasporti e al bilancio, ha affermato che la Provincia considera i servizi di collegamento con l'arcipelago parte integrante del trasporto pubblico locale.
Secondo l'assessore non esisterà più una società pubblica a capitale misto sostenuta da fondi pubblici ma il denaro delle amministrazioni locali andrà, a ripiano del bilancio, direttamente a chi garantirà una soglia minima predeterminata di servizi (anche quanto a standard qualitativi), soprattutto ponendo attenzione a quelli erogati alla popolazione residente. L'obiettivo finale è quello di dare in primo luogo ai residenti nelle realtà insulari nuove e migliori opportunità di movimento, semplificazioni tariffarie, ma anche la possibilità di muoversi con un unico titolo di viaggio, con una sola bigliettazione sul territorio indipendentemente dai mezzi di trasporto usati.
Pare dunque una sorta di gestione unica dei servizi marittimi, dove il ruolo dei comuni sembra essere quello di gestori delle risorse finanziarie pubbliche che verrebbero loro affidate perché ne ricavino servizi. E' evidente il timore che le chiavi del trasporto marittimo cadano in mano ad uno solo, con conseguente monopolio. Non sono pochi coloro che su questo progetto hanno molti dubbi e perplessità. Nonostante le idee, gli sforzi, le proposte, il mare è sempre lì: croce e delizia. Mentre in continente ognuno può scegliere fra strade comunali, provinciali, autostrade. Sul mare questo non è possibile.
A meno che non si sviluppi un collegamento aereo adeguato e per tutto l'anno, si deve per forza far uso del traghetto che è l'unica "offerta" possibile. Mancano dunque, nell'offerta, la possibilità di diniego e l'alternativa per l'utente, ogni decisione presa da qualsiasi operatore marittimo sarebbe sempre e comunque imposta. Di qui l'improrogabile necessità che siano gli utenti stessi i veri "padroni" della nave, della gestione del servizio. Una società di navigazione che appartenga agli utenti tramite azionariato diffuso (public company) con il controllo del pubblico, magari tramite l'esercizio di una golden share.
Per tale via potrebbe realizzarsi una autonomia amministrativa nella quale gli elbani potrebbero assurgere a protagonisti della futura privatizzazione della Toremar. Se non erro si era costituito un comitato elbano presieduto da Fausto Cavalca, un comitato promotore per la costituzione di una società per il trasporto marittimo, nella forma di società per azioni. Sembra per ora tutto fermo: non se ne è sentito più parlare.
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