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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Associazionismo: Elba 2000 corregge il tiro e risponde a Rifondazione
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Vorremmo rispondere ai "compagni" di Rifondazione comunista, che ci citano in un documento di dura critica all’Amministrazione comunale di Portoferraio, la quale intende "sfrattare" venti associazioni locali dagli immobili comunali. Condividiamo, sostanzialmente, la critica all’Amministrazione. Come condividiamo il documento molto articolato di Francesca Ria sullo stesso tema. Anche secondo noi l’amministrazione Ageno, andando avanti su questa strada, commette un gravissimo errore.
Le associazioni culturali, del volontariato, dell’ambientalismo, musicali, reduci, Amici di Portoferraio ecc. sono centri di aggregazione importantissimi per la società. A maggior ragione all’Elba, che vive il periodo invernale come un lungo tunnel nella noia e qualche volta nella disperazione, dal quale alcuni cercano di uscire come possono. A volte lo fanno prendendo strade che conducono ad esiti drammatici. Si tratta di un problema serissimo che anche le stesse istituzioni, scuola e unità sanitaria locale, cercano di affrontare proprio in questi giorni.
Ed è più che opportuno visto che all’Elba la percentuale di disagio che poi sfocia nel patologico è la più alto della Toscana (e una delle più alte dell’intero territorio nazionale). Dunque, il problema della prevenzione dei comportamenti a rischio si pone in modo urgente e rende veramente perplessi e preoccupati il fatto che una Giunta comunale, guidata da un medico di esperienza come il nostro Sindaco, sottovaluti il ruolo che l’associazionismo può svolgere in questa lotta.
Ma per un problema così serio non può essere chiamato in causa solamente il Sindaco, che come tutti può commettere errori, ma bisogna guardare all’intera Giunta (quindi: Fuochi, Fratti, Bertucci, Giardini, Nurra, Chiari e anche gli stessi consiglieri sia di maggioranza che di minoranza. E’ giusto ed opportuno che la città sappia come si chiamano coloro che vogliono colpire le associazioni. Intanto, però, quali spiegazioni dare a questo atteggiamento? Noi crediamo che tutto nasca dal fatto che questa Amministrazione ha una visione aziendalistica (più che manageriale) della gestione della cosa pubblica.
Questo, in verità, non ci sorprende. Nel corso della polemica sull’utilizzo degli spazi culturali, quando l’Amministrazione espose motociclette giapponesi (con tanto di bandiere del sol levante) nelle sale del Centro per le Arti Visive "Telemaco Signorini", dicemmo subito che, secondo noi, quello era un brutto segnale. Non si trattava tanto della profanazione di uno spazio simbolico - che pure vi era - ma di ciò che questo implicava. E cioè, il prevalere di una cultura aziendalistica che, prima o poi, avrebbe portato l’Amministrazione a fare scelte errate e, soprattutto, a non tutelare le fasce più deboli della società.
I fatti, poi, ci hanno dato clamorosamente ragione: via la giostra dalle Ghiaie e colpiti i bambini; via la panchine dalla Calata e colpiti i vecchi; via il Centro Giovani e colpiti i ragazzi. E ancora: via tutte le Associazioni del volontariato, la banda cittadina, gli ambientalisti, l’università del tempo libero, i donatori di organi ecc. Colpita, così, anche una "zona" nobile e debole della società civile: il volontariato generoso e la voglia di stare insieme. Tutto questo (bambini, giovani, anziani, la cultura dell’impegno e dell’aggregazione etc.) appartiene a "zone", secondo la filosofia ziendalistica del gruppo al potere, improduttive e che assorbono, per di più, risorse.
Quindi, devono essere eliminate. Il dramma sta tutto qui. Il Sindaco e la Giunta comunale, pur cercando doverosamente di non sprecare il denaro pubblico, dovrebbero capire che un’Amministrazione non è un’azienda e che la produttività di una associazione culturale o del volontariato non la si può misurare come si farebbe con quella di un negozio di frutta e verdura (o di frittelle, o di lupini), cioè guardando nel cassetto. Questa è un'ottica, se ci è permesso, veramente di basso profilo e ci preoccupa assai in quanto espressione di un tipo di cultura e di un modello di approccio ai problemi sociali che quarant’anni di politiche sociali e di indiscutibili progressi avrebbero dovuto cancellare. Il fatto è che, secondo noi, è giunto ormai il momento di intervenire e togliere le illegalità.
Quelle piccole e quelle grandi. Ovunque esse si annidino o si camuffino. E senza guardare in faccia a nessuno. L’illegalità mina alla base la democrazia rappresentativa, togliendo ai cittadini fiducia, senso civico e certezza del diritto. Ogni principio che sta alla base dell’esercizio democratico del potere con l'illegalità perde significato. Solo all’interno di un ritrovato quadro di legalità l’Amministrazione è legittimata a fare scelte. Tra queste scelte rientra pure l’applicazione di un canone di affitto ragionevole per i propri inquilini, secondo anche quanto stabilisce il nuovo regolamento comunale.
Due parole adesso su Elba 2000, definito "movimento fiancheggiatore di tutti i conati di qualunquismo pillaccherone" e che avrebbe combattuto a fianco di Ageno e di Fuochi. Ora, verrebbe "sbattuta fuori dal Forte inglese a calci nel sedere" non potendo rifarsela che con il destino cinico e baro". Noi rispondiamo cosi: Elba 2000 ha tappezzato i muri dell’Elba e invaso le cassette postali con migliaia di volantini e giornali, denunciando la "nuova colonizzazione", che prendeva forma con lo spostamento di tutti i centri direzionali sul continente.
Il Parco rappresentava un tassello, e nemmeno quello più importante. Elba 2000 è stata la voce degli antiparco, ma una voce moderata: contro il borgheziano assalto al traghetto (che sarebbe servito solo a dividere il movimento) e contro i ricorsi al Tar (che sarebbero serviti solo a rimpinguare le tasche degli avvocati fiorentini e livornesi). Elba 2000 ha svolto un’azione politica, intesa come azione culturale di stimolo ai partiti. Quindi, nessun qualunquismo, cari "compagni" di Rifondazione: il "qualunquismo" è stato, si sa, un movimento con ben altri propositi e valori.
E’ vero comunque che di queste teorie si è appropriata la destra e successivamente il Made, utilizzandole come base culturale per impostare la propria campagna elettorale e vincere le elezioni. Vi sarebbe adesso una mancanza di riconoscenza da parte del Centro destra che dopo avere utilizzato le nostre analisi cerca i colpirci? Può darsi.
Però il problema non può esser posto in questi termini da una forza politica seria. Magari, in questo caso, la mancata riconoscenza sarà un indicatore dello standard morale dei nostri amministratori, ma non può certo essere assunta come categoria della politica. Non in un sistema democratico. Non vogliamo condizioni di favore. Abbiamo già il vantaggio di essere all’interno di una fortezza.
Elba 2000 - Movimento in difesa dei diritti elbani Portoferraio, 30.01.2001
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