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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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DS: per il recupero delle aree minerarie si riparta dall'accordo di Palazzo Chigi
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I Democratici di Sinistra sono convinti, ieri come oggi, che il Governo nazionale, nella unitarietà della propria organizzazione ministeriale, sia l'unico soggetto che ha l'obbligo di provvedere al recupero ambientale delle aree minerarie dell'Isola d'Elba. Diversamente si perde tempo, anzi si portano indietro le lancette della storia: si ritorna alla fine dell'Ottocento, agli scontri fra Mellini e Del Buono.
Quando si parla del restauro, e quindi dei lavori necessari per arrivare al riuso del Compendio Minerario Elbano, occorre tenere sempre presente che l'unico soggetto obbligato ad intervenire è lo Stato italiano.
Le miniere dell'Isola d'Elba sono infatti di proprietà del Demanio dello Stato, quindi del Ministero delle Finanze. Il controllo sui sistemi di coltivazione e sulle quantità estratte inoltre è stato svolto, sin dall'unità d'Italia, dal Corpo delle Miniere e dal preposto Delegato Governativo, quindi dal Ministero dell'Industria. La concessione mineraria infine è stata gestita fin dal 1934 da società del gruppo IRI (Ilva, Ferromin, Italsider), quindi dal ministero delle Partecipazioni Statali.
Le nostre miniere racchiudono valori ambientali e culturali di rilievo e hanno notorietà internazionale come comprovato dall'inserimento di dette aree nella World Heritage List of Geological Sites dell'UNESCO, quindi è coinvolto il Ministero dei Beni Ambientali e Culturali; infine dal 1996 le zone demaniali sono comprese nel perimetro del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, organo del Ministero dell'Ambiente. Pertanto lo Stato italiano, in quanto tale, è l'unico soggetto responsabile della situazione di abbandono in cui versano le miniere dell'Elba orientale.
Quindi si deve partire dal piano preliminare di intervento approvato, a seguito del Protocollo d'Intesa del 10 gennaio 2000, dal Consiglio direttivo dell'Ente Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e consegnato ai soggetti interessati. E' necessario ripartire da qui, tutto il resto è aria fritta. Il piano preliminare prevede una spesa di 33 miliardi/lire. E' una somma ragguardevole; tanto per portare un esempio, le opere di restauro della sola miniera di Rio, di cui oggi il Senatore Basi ordina la rimessa in pristino alla Fintecna, richiedono una spesa di 10 miliardi e 700 milioni/lire.
L'intesa di Palazzo Chigi traccia su questo, un percorso ben preciso:
individuazione delle fonti di finanziamento; approvazione di un accordo di programma riguardante sia la parte finanziara sia quella urbanistica; redazione del progetto esecutivo del primo lotto (miniera di Rio); passaggio delle aree demaniali del lotto da restaurare dal Demanio all'Ente Parco; esecuzione dei lavori; gestione dei percorsi mineralogici, nelle aree restaurate, da parte della Società del Parco Minerario; redazione del progetto esecutivo riferito al secondo lotto... e idem come dal punto 4 in poi; In questa fase è essenziale:
che Fintecna mantenga la custodia delle miniere elbane almeno fino all'inizio dei lavori del primo lotto; che l'Agenzia del Demanio riprenda la vendita degli immobili posti all'interno del compendio minerario; che il Ministero dell'Ambiente destini finanziamenti aggiuntivi per il PNAT; che la Legge finanziaria per l'anno 2002 stanzi in modo specifico per il restauro delle aree minerarie dell'Elba orientale la somma di 11 miliardi/lire per procedere ai lavori del primo lotto (miniera di Rio); Il Coordinatore dei DS Mario Giannullo
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