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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Carenza idrica: un errore i dissalatori
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Parlare di dissalatori per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico dell’Elba significa attuare provvedimenti errati che non tengono conto della realtà Elbana e quindi non produrranno alcun beneficio ma solo ingenti spese. Per rendersene conto occorre esaminare alcuni dati che, se pur approssimati, danno una chiara idea di una situazione reale e che non cambierà in quanto non può essere sicuramente la crisi idrica l’elemento determinante per far uscire l’isola dalla "stagionalità" come auspicato nell’articolo stesso.
I numeri sono approssimativamente questi: Il quantitativo necessario per soddisfare la sete elbana, pari mediamente a 20.000 mc/giorno di acqua potabile, è così ripartito lungo una annata media. Per un periodo di ben 260 giorni circa sono ampiamente sufficienti 10.000 mc al giorno. Per circa altre 50 giornate occorrono mediamente 35.000 mc al giorno. Per i rimanenti 50 giorni circa sono necessari ben 65.000 mc al giorno.
Come si vede il fabbisogno è molto variabile ma il periodo di forti consumi è molto ristretto essendo, al massimo, pari a 50 giorni l’anno circa. In tali condizioni anche se fosse possibile (ma sicuramente non lo è) tramite dissalatori, pozzi locali o altre speciali apparecchiature, produrre una portata tanto elevata (65.000 mc al giorno!) le apparecchiature atte allo scopo dovrebbero necessariamente rimaner ferme per i rimanenti 210 giorni l’anno.
La scelta ventilata di installare potabilizzatori o dissalatori in grado di fronteggiare il fabbisogno, oltre che irrealizzabile, rappresenta quindi un grave errore dato dagli elevati costi di costruzione e gestione e da quelli di manutenzione da farsi anche durante i periodi di fermo macchina. A fronte di questi dati incontrovertibili è da rilevare l’idrologia dell’Elba, caratterizzata da precipitazioni di pioggia alimentanti le sorgenti, i pozzi ed i fossi dell’isola, precipitazioni che sarebbero ampiamente sufficienti per far fronte al citato fabbisogno se fossero uniformemente distribuite durante l’anno tipo.
Al contrario esse si verificano in tutte le stagioni con esclusione, purtroppo, di quella estiva durante la quale hanno per l’appunto luogo le maggiori richieste d’acqua. La mancata alimentazione delle falde sotterranee provoca, in tale periodo, crisi non solo all’isola ma anche nella Val di Cornia da cui proviene la maggior parte dell’acqua potabile utilizzata all’Elba.
Poiché le piogge che cadono sull'Elba sarebbero, come detto, ampiamente sufficienti, il rimedio alle imminenti crisi idriche dell’isola è uno ed uno solo: raccogliere ed immagazzinare, durante le stagioni morte, tutta l’acqua dei pozzi, delle sorgenti dei fossi ecc. ecc. allora in esubero per poterla utilizzare durante quei 50 giorni di carenza idrica ( solo 50 giorni!).
Poichè tale risultato non è raggiungibile, come accade in altre zone del continente o delle isole maggiori, tramite laghi artificiali creati a mezzo dighe di ritenuta per i motivi che sono stati ampiamente illustrati sui mezzi d'informazione locali, non resta che una unica soluzione: costruire grandi serbatoi sotterranei in grado di effettuare la compensazione trimestrale delle portate.
Fintantochè gli Enti preposti si limiteranno invece a pensare di potabilizzare l’acqua salmastra dell’Isola (acqua che verrà totalmente a mancare d’estate), di costruire pozzi (alimentati da falde che d’estate sono secche), o di desalinizzare acqua marina (con gli inconvenienti descritti) il problema idrico elbano non potrà trovare soluzione. Al contrario si avranno crisi sempre più frequenti dovute, da un lato, ad altrettante crisi della Val di Cornia (la quale, oltre ad essere minacciata da inquinamento da boro, non sarà in grado di fornire acqua in quantità sufficiente per far fronte agli accresciuti fabbisogni) e dall’altro dal fallimento degli interventi previsti (desalinizzatori e nuovi pozzi).
Occorre invece esaminare a fondo la possibilità di costruire serbatoi sotterranei incominciando dalle proposte già formulate come quella relativa ai diaframmi di impermeabilizzazione della piana di Marina di Campo redatta dal prof. Gino Megale dell’Università di Pisa o quella consistente in una galleria/serbatoio visibile nel sito http://altratecnica.3000.it o quelle altre che potranno venir trovate.
Marcello Meneghin
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