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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Chiatta dei veleni nella baia di Mola
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Ha galleggiato per un anno nel golfo di Mola, letteralmente a due passi da Porto Azzurro, ed in molti si sono chiesti perché si trovasse lì. Adesso abbiamo saputo che su questa chiatta ci sono dei fusti contenenti rifiuti industriali classificati tra il pericoloso e il pericolosissimo.
Una vera chiatta dei veleni dunque. Le analisi dell'Arpat hanno stabilito che in questi fusti, adesso comunque rivestiti in acciaio inossidabile, chiusi ermeticamente e quindi messi in totale sicurezza, si trovano sostanze quali l'amianto, il cadmio, l'arsenico, il piombo. Non è chiaro se questi fusti pericolosi, si siano, in questo anno trascorso, trovati sempre sulla chiatta o se vi siano stati portati più di recente.
Così come è assai difficile attribuire, per ora, responsabilità. A scoprire il tutto è stata la Guardia di Finanza di Portoferraio, nel mese di ottobre, per altro mentre andava alla ricerca di altro, di droga nel caso specifico. Da tempo infatti si sospettava che la chiatta venisse usata per queste... transazioni illegali.
Fu così che una unità navale della Finanza, comandata dal maresciallo Cesare Piludu, è andata a dare un'occhiata ed ha scoperto, oltre a modesti quantitativi di sostanze stupefacenti, questi strani fusti, 23 bidoni sui quali giustamente le Fiamme Gialle hanno voluto far chiarezza. Di questi giorni poi il risultato delle analisi effettuate a seguito del ritrovamento dei finanzieri: su 23 bidoni 11 contengono veleni. E' stato accuratamente perlustrato ed esaminato anche il mare in questa zona e, per fortuna, niente sarebbe mai fuoriuscito né vi sarebbe mai stato alcun tipo di inquinamento.
Naturalmente il tutto è stato segnalato all'autorità giudiziaria, l'inchiesta è in corso e... c'è molto riserbo sulla vicenda dato che è difficile per ora stabilire dei punti fermi. Unica cosa sicura è che la chiatta è di proprietà di una società genovese con sedi anche in Toscana, la Oren srl., e che si trova nel golfo di Mola fin dal 25 dicembre dello scorso anno, quando vi arrivò proveniente da Bocca di Magra e con l'autorizzazione della Capitaneria di La Spezia. Tutto ancora da chiarire insomma, con l'ultima parola che spetta alla Magistratura.
Tutto questo, lo ricordiamo, è avvenuto in un mare ed in una zona di elevato pregio ambientale: nella baia di Mola si trova infatti una delle ultime e più importanti zone umide dell'Elba, vi è la presenza di un Parco nazionale, siamo nel cuore del Santuario internazionale dei cetacei e c'è il progetto di rendere sempre più protetto questo mare. Come è possibile dunque che qualcuno abbia deciso di usare queste acque come "parcheggio di rifiuti tossici?".
Lo stesso Parco Nazionale è intervenuto con durezza sulla vicenda, facendo capire di voler andare a fondo e di non prevedere sconti per nessuno. L'area protetta dunque potrebbe anche costituirsi parte civile contro eventuali responsabili.
Durissima anche la reazione di Legambiente che, stigmatizzando l'accaduto, ricorda l'importanza della protezione del mare per l'Arcipelago toscano.
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