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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Le balene boreali nel mirino del Giappone
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Non contenti di aver aumentato del 50% la cattura e l'uccisione di balenottere minori, ora i Giapponesi vogliono cacciare anche le balenottere boreali. Chiamandola come al solito con l'appellativo ipocrita di "caccia a fini scientifici", il Giappone ha in programma di consentire alla propria flotta di baleniere di cacciare 50 balenottere boreali, nonostante la specie, che si stima sia ridotta nel Nord Pacifico a circa 9,000 esemplari, sia catalogata dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come specie a rischio.
La Commissione Baleniera Internazionale (IWC) ha bloccato la cattura di questa specie nel 1978. Al fine di continuare la caccia alle balene, il Giappone approfitta delle scappatoie nella moratoria sul commercio delle balene dell'IWC, che è in vigore dal 1986. Proprio in questa settimana ad Auckland, in Nuova Zelanda, si sta svolgendo un incontro di lavoro a porte chiuse tra dei Paesi chiave dell'IWC per discutere i dettagli di uno schema di gestione che potrebbe riportare sotto il controllo internazionale la caccia alla balena del Giappone e della Norvegia.
La decisione finale sul progetto potrebbe essere presa alla cruciale riunione dell'ICW in programma nella città giapponese di Shimonoseki alla fine del maggio di quest'anno.
"Il Giappone sta negoziando in buona fede a Auckland o le balene sono trattate come ostaggi? - si chiede Cassandra Phillips, esperta del WWF sulle Balene - Il numero crescente delle balene uccise ogni anno sta tenendo sotto ricatto i paesi dell'IWC contrari alla caccia alla balene. Sembra una manovra pensata apposta per costringerli ad aderire a regole deboli nell'ambito dello schema di gestione proposto".
Il programma del Giappone prevede per la sua flotta di baleniere di catturare 150 balenottere minori, 50 in più rispetto allo scorso anno. A questo scopo il Governo intende "allargare" la cattura di questi cetacei coinvolgendo i pescatori dei villaggi in cui si pratica la caccia alle balene su piccola scala. Il Governo giapponese ha regolarmente chiesto all'IWC di assegnare una quota annuale sulle balenottere a questi villaggi, richiesta che è stata regolarmente negata.
Ormai il Giappone non si preoccupa nemmeno di nascondere la farsa delle finalita' scientifiche della balene che cattura, scavalcando l'IWC e dando parte della cosiddetta quota "scientifica" alle flotte baleniere commerciali. Tra le motivazioni c'è anche quella di dover controllare, attraverso la cattura, quanto pesce consumano effettivamente le balene, cercando così di trasferire le proprie responsabilità dell'impoverimento dei mari sulle stesse vittime.
Il WWF è anche preoccupato del recente annuncio da parte della Norvegia sul suo programma di cattura di 674 balenottere minori entro quest'anno, dalle 549 dello scorso anno, con il proposito di ottenere grandi profitti dalla riapertura delle esportazioni verso il Giappone. Si sta cercando di riaprire il commercio delle balene, annullando di fatto la moratoria della caccia e mettendo di nuovo a rischio le specie che si erano risollevate proprio grazie allo stop sancito dalla International Whaling Commission.
Il Giappone usa tutti i mezzi per poter continuare e incrementare il saccheggio dei mari e il suo mercato è diventato il punto principale di arrivo di molte specie marine a rischio. Nel Mediterraneo questi nuovi "pirati" del mare stanno portando sull'orlo dell'estinzione anche il nostro tonno rosso, destinato alla preparazione del sashimi e del sushi.
Questi pesci vengono pescati dalle grandi flotte del sol levante, lavorati e spediti direttamente in Giappone o, come avviene da pochi anni, raccolti in grandi reti galleggianti di allevamento per accrescerne la taglia. Anche in questo caso non esistono regole sui limiti di cattura mentre i segnali del collasso della specie sono dimostrati dalla taglia sempre più ridotta degli esemplari pescati.
WWF Italia
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