Il risarcimento che gli elbani dovrebbero ottenere a totale o parziale indennizzo dei danni provocati dal nubifragio si allontana; si avvicinano, invece, minacce di ulteriori tutele continentali.
Purtroppo, non possiamo farci illusioni: il Presidente della Regione, Martini, gli esponenti dei Verdi, di Rifondazione, della Margherita, dei Ds, Manciulli in testa, tutti, insomma, pur con diverse sfumature, sembrano allineati sulle posizioni del Ministro dell’Ambiente, il quale, inspiegabilmente, ha creduto alla tesi ambientalista.
Secondo questa tesi, all'Elba i danni non sono stati provocati dal nubifragio ma dagli elbani stessi i quali non solo avrebbero spalmato cemento su tutto il territorio (come si farebbe con la Nutella su una fetta di pane) ma sarebbero anche stati così intelligenti da colarlo in modo tale da impedire, in caso di piogge, il naturale deflusso delle acque.
Gli elbani, quindi, non vittime innocenti ma colpevoli, per un bieo interesse, di premeditata cementificazione con l'aggravante di avere provocato un danno ad un patrimonio ambientale di inestimabile valore. Ad avvalorare questa tesi, purtroppo, ha contribuito non poco l'incomprensibile atteggiamento della maggior parte delle categorie economiche elbane, che si sono comportate come se davvero meritassero le accuse che venivano loro rivolte.
Adesso però c'è una novità importate: il presidente della Comunità Montana, Mauro Febbo, ha mostrato nero su bianco i dati relativi all’alluvione contenuti in uno studio coordinato dall'ingegner Barsotti. Vi si analizza scientificamente, zona per zona, l’evento calamitoso del 4 settembre scorso.
Abbiamo appreso:
che si è trattato di un evento eccezionale, anche perché concentrato nel tempo e in una zona ristretta;
che il sistema territorio non ha retto perché degradato (abbandono campagne, eccessivo numero di cinghiali, mancanza di una adeguata manutenzione dei fossi e dei boschi, ecc.);
che il dato che riguarda il non rispetto ambientale nelle costruzioni è assolutamente irrilevante.
Secondo questo studio, quindi, la cementificazione come concausa dei danni provocati dal nubifragio semplicemente non esiste. Quindi, non possono esserne accusati gli elbani. Adesso che il danno è fatto, adesso che grazie alla campagna di propaganda proposta dall’esiguo manipolo ambientalista, ai servizi trasmessi dalle tv di mezzo mondo e agli articoli comparsi su quotidiani a tiratura nazionale, tutti, dall’uomo della strada alle élite dirigenti, sono convinti che gli elbani sono gli unici e veri responsabili del disastro del 4 settembre, adesso che altre gravi emergenze sono all’esame del Governo... come possiamo tentare di riparare?
Certamente, come dice la Faita - Gruppo gestori campeggi Elba, dovranno muoversi le categorie, ma dovranno muoversi anche i vari politici locali intervenendo presso le segreterie continentali dei loro partiti, se non vorranno essere severamente puniti alle prossime elezioni (messaggio per Ds, Rifondazione, Margherita, Verdi, ai quali raccomandiamo pure un minimo di coerenza, dato che prima si lanciano a spada tratta nella campagna contro il cemento facile e poi si scandalizzano se il Comune di Portoferraio mette i paletti e fa intendere che, riguardo alla prima casa, saranno accolte solo 120 domande su un totale di oltre 500).
Gli elbani, di sicuro, non dimenticheranno facilmente quanto accaduto. Anzi, gli elbani potrebbero anche legarsela al dito e, dato che ormai certe responsabilità nel disastro del 4 settembre sono state scientificamente dimostrate, se non arrivassero i risarcimenti solennemente promessi alle imprese e ai cittadini, potrebbero anche decidere di fare causa agli enti responsabili chiedendo un congruo risarcimento per i danni subiti.
In ogni caso, oltre al necessario intervento di categorie economiche, amministratori e partiti politici, un'altra iniziativa dovrebbe essere presa a livello locale discutendo, possibilmente con calma, con gli ambientalisti veri (escludendo dunque gli ex cementificatori), per far loro capire che una cosa è la giusta e sacrosanta battaglia contro le eccessive volumetrie, quando ci sono, previste dai nuovi piani strutturali, altra cosa, invece, è far credere all’opinione pubblica nazionale ed europea che l'Elba sta per affondare nel cemento. Non è la prima volta che le loro campagne creano problemi alla nostra industria turistica.
Bisogna, insomma, fare loro capire che il problema della ricerca di una sintesi fra due esigenze fondamentali (lo sviluppo dell'industria turistica e il suo adeguamento agli standard internazionali, da una parte, e la salvaguardia di un ambiente straordinario come quello elbano, dall’altra) è un problema complesso che non si risolve strillando slogans. E' un problema serio che va affrontato con coraggio, concretezza e buon senso. Le crociate non servono. Le crociate hanno sempre combinato guai.
Elba 2000 - Movimento in difesa dei diritti elbani
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