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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Cosimo de' Medici Srl: il giudizio... della città
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Buco di bilancio della Cosimo de' Medici, 335.719 Euro. Di chi è la responsabilità? Chi dovrà pagare per risanare una società nella quale il Comune di Portoferraio è socio al 99% e che in poco più di due anni ha riportato perdite per 650 milioni di vecchie lire?
Chi doveva controllare e vigilare sull'operato degli amministratori della Cosimo, almeno per risparmiarci il pirandelliano Consiglio comunale nel quale ha prevalso lo scarica-barile e nessuno ha speso una parola sui servizi ai cittadini, cioè sull'unico vero compito delle società partecipate?
Premesso che a noi non interessa fare commenti sui soldi spesi per telefonini, viaggi all'estero, stands mai utilizzati o per il noleggio di padelle, perché su questo giudicheranno i portoferraiesi, cerchiamo di dare subito le risposte ai tre interrogativi iniziali. Sul primo, "chi è responsabile della gestione della Cosimo de' Medici srl", la risposta è nel codice civile: la responsabilità della gestione di una qualsiasi società di capitali è degli amministratori, e non certo della giunta, dei funzionari comunali, dei dipendenti o dei collaboratori.
Il secondo, "chi dovrà pagare", è chiaramente una domanda retorica: sappiamo tutti che a pagare sono, e saranno sempre, i cittadini. Al terzo interrogativo "chi doveva controllare la Cosimo de' Medici" ha invece tentato di rispondere il sindaco Giovanni Ageno: "tutto sarà rimesso al vaglio della Corte dei Conti".
Siamo perfettamente d'accordo, ma non è una risposta. La questione del controllo è stata chiarita proprio dalla Corte dei Conti, la quale ha stabilito che "il Sindaco deve vigilare sulla gestione delle società partecipate", e se non lo fa è responsabile per non aver adottato una valida ed efficace difesa degli interessi e dei diritti dei cittadini. In realtà ci preme capire come siamo arrivati a questo punto.
Intanto è chiaro che l'esperimento non è riuscito, e le ragioni sono evidenti. In primo luogo la Cosimo non è una partecipata. Dal momento che il socio privato, fra l'altro scelto senza "gara", detiene soltanto l'1% del capitale e non esercitando nessuna delle attività affidate alla società, la sua presenza, almeno sul piano operativo, è del tutto inutile.
Se poi è vero quanto sostengono i revisori dei conti, cioè che la "Cosimo" ha ridotto il passivo applicando principi contabili ai limiti dell'artificio e che nei prossimi anni subirà ulteriori perdite e dovrà abbandonare alcuni servizi, la conclusione è semplice: la Cosimo non aveva un piano di impresa o, se lo aveva, non lo ha rispettato.
Non solo, probabilmente occorre valutare se e quali servizi possono essere affidati ad una società che a due anni dalla sua nascita ha già subito perdite tali da dover essere ricapitalizzata, peraltro con grave ritardo e, naturalmente, con i soldi dei cittadini. La colpa di chi è, di chi ha amministrato male? Secondo noi no, o almeno non solo. Qualcuno doveva accorgersi prima che la barca faceva acqua.
Il sindaco, che oggi chiede l'intervento della Corte dei conti, sa benissimo che il controllo della Cosimo era compito Suo. Di tempo ne ha avuto. Almeno due anni, visto che uno dei consiglieri di amministrazione ha dichiarato pubblicamente che incontrava, con regolarità, il sindaco e la maggioranza. Si può sapere di che cosa parlavano durante gli incontri sulla Cosimo de Medici?
Chiudiamo con una breve osservazione su quanto ha affermato in questi giorni il Vice Sindaco, il quale, prima del Consiglio Comunale, ha giustificato il passivo della società, col fatto che alcuni dei servizi affidati alla Cosimo sono istituzionalmente in perdita.
A questa affermazione, che stupisce ancora di più perché fatta da un imprenditore, rispondiamo con alcune semplici domande: perché è stata costituita una società sapendo che avrebbe avuto delle perdite di questa portata? Perché non sono stati affidati alla Cosimo i soli servizi che potevano essere gestiti con i proventi della Darsena? Perché i servizi "istituzionalmente" in perdita non sono stati concessi ad imprese specializzate con una semplice gara?
L'Isola e la Città
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