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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
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Carceri toscane: la situazione non è rosea
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Nelle nostre carceri si entra molto e si esce poco. E' questo il commento del vice presidente della Regione Toscana Angelo Passaleva sui dati per l'anno 2003 dell'Osservatorio sulle carceri toscane. Alta la percentuale del disagio sociale...
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"Se mai ce ne fosse stato bisogno, questi dati sono un'ulteriore riprova di una situazione allarmante: le nostre carceri sono piene di poveri cristi e il nostro sistema carcerario è, nella sostanza, ai limiti del rispetto della dignità umana".
E' stato questo il primo commento del vice presidente della Toscana ed assessore alle politiche sociali Angelo Passaleva sui numeri distribuiti nei giorni scorsi dall'Osservatorio sulle carceri curato dalla Fondazione Michelucci.
Sono 4.028 i detenuti che a metà del 2003 riempivano i diciotto istituti penitenziari toscani: 3.843 uomini e 185 donne. Nel 1998 erano 3.471, dal 2000 quasi mai sono scesi sotto i 3.900. La capienza regolamentare sarebbe solo di 2.911 posti (2.755 per gli uomini e 156 per le donne), quella 'tollerata' sfiora le quattromila.
Negli istituti penitenziari della Toscana, regione a più alta concentrazione carceraria, il 27 % dei detenuti sono poi tossicodipendenti, il 30 % immigrati, il 10% hanno problemi psichiatrici o sono senza fissa dimora.
"Se è vero che la pena detentiva dovrebbe servire per recuperare chi ha sbagliato, - commenta Passaleva - nella realtà i dati dell'Osservatorio dimostrano che purtroppo accade il contrario: troppo spesso il carcere è scelto come la soluzioni più comoda per contrastare quelle forme del disagio sociale che condizionano l'effettuazione dei reati".
"E in carcere - continua Passaleva - finisce solo chi non ha i soldi per pagarsi la libertà. Ciò è contro gli sforzi di chi, anche all'interno del sistema carcerario, cerca di umanizzare quelle strutture e di non tradire lo spirito della Costituzione".
Nei carceri si entra molto e si esce poco: giusto dunque proseguire sulla via delle sperimentazioni, per facilitare il reinserimento dei detenuti nella società (e già diverse sono quelle attive in Toscana) ma anche sulla strada della prevenzione e delle politiche sociali.
"Come rappresentanti di istituzioni democratiche - conclude il vice presidente della Toscana - dovremmo provare vergogna, in particolare dopo l'evidente fallimento del cosiddetto indultino. Ma anche come cittadini non possiamo far finta di nulla. Lo scandalo di quel crocifisso che, giustamente, non vogliamo schiodare dai nostri muri, è lo stesso scandalo di un crocifisso, stavolta in carne e ossa, che troviamo in tante nostre carceri".
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