Emergenza cinghiali: occorre una svolta
Legambiente Arcipelago Toscano scrive al Ministero dell'Ambiente, al Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e alla Provincia di Livorno per chiedere che si volti pagina sul fronte della lotta al proliferare dei cinghiali all'Elba. L'accordo tra Parco e cacciatori, che prevedeva di intervenire attraverso le così dette braccate, non avrebbe infatti dato risultati entusiasmantiAd oltre un mese dal termine delle battute di caccia al cinghiale effettuate nel Parco Nazionale, Legambiente, ha, finalmente, potuto consultare i verbali di abbattimento. Adesso si comprende meglio il riserbo che Ente Parco e Cacciatori hanno mantenuto sul numero dei capi abbattuti; infatti i risultati ottenuti sono stati nettamente al di sotto delle aspettative.
233 capi abbattuti (142 femmine e 91 maschi) su 500, previsti dall'accordo tra il Parco e i cacciatori, in 94 braccate realizzate dal 27/10/2003 al 31/01/2004 con una media di circa 2,5 cinghiali prelevati nelle braccate mediante l'impiego di una media di 34,6 operatori. Sono stati prelevati: 95 capi nel versante occidentale, 54 nel versante centrale e 84 nel versante orientale.
Sono dati che dimostrano che le battute hanno un'efficacia molto bassa; sono stati abbattuti, infatti, oltre il 50% di capi in meno rispetto a quelli previsti. Il confronto con i risultati ottenuti dalla Polizia provinciale nell'estate 2003, risulta addirittura clamoroso: 3 Agenti hanno prelevato una media di circa 5 capi in un'uscita, considerando lo stesso periodo di tempo di 3 mesi.
Da notare che gli Agenti della Provincia di Livorno, al contrario dei cacciatori, hanno operato in una parte residuale di territorio elbano, quello al di fuori dell'area protetta, che comprende, tra l'altro, tutti i centri abitati.
In pratica in 3 gli Agenti della Polizia Provinciale, utilizzando le tecniche selettive dell'aspetto e della cerca, hanno operato con un'efficienza di abbattimento doppia rispetto a circa 35 cacciatori per braccata, pur agendo in un territorio con un' estensione di molto inferiore.
E' verosimile, quindi, che interventi di abbattimento all'aspetto e alla cerca, realizzati sistematicamente nel Parco Nazionale, possano ottenere risultati eccellenti e risolvere in breve tempo l'emergenza cinghiali all'Isola d'Elba. Peraltro, tale emergenza, lo ricordiamo alla Provincia di Livorno e all'Ente Parco, viste anche le sempre più numerose segnalazioni di incursioni di ungulati che giungono a Legambiente, permane.
L'esperienza negativa della gestione della popolazione dei cinghiali nel Parco Nazionale Arcipelago Toscano realizzata mediante la braccata, maturata dal 1997 ad oggi, sarà analizzata anche in uno specifico studio commissionato dall'Osservatorio Nazionale sulla Gestione Faunistica, gestito da Legambiente e Arci Caccia.
Tale studio verrà presentato nell'ambito del Rapporto sulla gestione faunistica in Italia, al fine di divulgare, a livello nazionale, i risultati che dimostrano che nelle aree protette il metodo della braccata, oltre ad essere proibito dal Ministero dell'Ambiente a causa del disturbo che arreca alla Fauna Selvatica, risulta un metodo inefficace se paragonato ad altre tecniche di abbattimento come l'aspetto e la cerca, metodi, tra l'altro, del tutto compatibili con la normativa che regola le aree protette.
In considerazione delle suddette segnalazioni di danni causati dai cinghiali e del fatto che il Parco ha previsto un prelievo minimo di 800 capi (300 mediante catture) nel periodo novembre 2003 - novembre 2004, Legambiente chiede al Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano di attivare a breve una campagna di trappolamento e di realizzare un piano di abbattimenti all'aspetto e alla cerca al fine di intervenire in zone in cui è segnalata una presenza particolarmente invasiva di cinghiali.
Alla Provincia di Livorno invece Legambiente chiede di rinnovare immediatamente, l'autorizzazione alla Polizia Provinciale per effettuare interventi di abbattimento. In particolare, tra le segnalazioni che giungono quotidianamente a Legambiente, si fa presente una situazione preoccupante in località Chioppi (Comune di Capoliveri), al di fuori del Parco, ove, visti i numerosi danni, risulta urgente programmare interventi di abbattimento; si tratta, peraltro, di una nuova zona di espansione della popolazione del cinghiale in quanto sul promontorio del Monte Calamita non era nota, fino ad oggi, una presenza massiccia di ungulati. In attesa di un sollecito riscontro, si porgono distinti saluti.
Per Legambiente Arcipelago Toscano
Il Presidente, Gian Lorenzo Anselmi