Miniere: intervenire per fermare il dissesto
Sono stati resi noti i risultati dell'indagine della Regione sullo stato in cui versano le ex aree minerarie dell'Elba. In molti siti di quest'area purtroppo sono state rilevate situazioni di dissesto idrogeologico e ambientale. L'assessore regionale all'Ambiente, Tommaso Franci, ha detto che è necessario intervenire subito per tutelare un patrimonio fondamentalePresentati a Rio Marina, nei giorni scorsi, i risultati dell'indagine ambientale commissionata dalla Regione e condotta dall'Arpat sulle ex aree minerarie dell'Isola d'Elba. La situazione appare abbastanza delicata: in molti siti è stata rilevata una situazione di generale dissesto idrogeologico e ambientale.
Il problema principale è l'accumulo nei terreni, e di conseguenza nelle acque superficiali e in quelle di falda, di metalli pesanti naturalmente presenti nelle formazioni rocciose dei comprensori minerari. Le situazioni più critiche sono state riscontrate nelle aree minerarie di Rio Albano e Calamita, zone dove si rendono necessari interventi di bonifica ambientale e messa in sicurezza in tempi brevi.
Nell'area mineraria di Rio Albano sono stati individuati ristagni d'acqua di colore rossastro e con valori di acidità abbastanza elevati dovuti alla presenza di metalli pesanti. Tracce di arsenico sono state rilevate sia nel suolo che nelle acque di superficie, mentre nel Rio Albano è stato rinvenuto anche mercurio.
Altra situazione critica è stata riscontrata a Calamita con elevati valori di arsenico, rame, cadmio e nichel. Minori i problemi evidenziati nelle aree di Rio Marina, Terranera, Sassi Neri e Ginevro, unica miniera sotterranea con impianti in superficie.
"Il quadro generale - ha dichiarato l'assessore all'ambiente Tommaso Franci - è abbastanza preoccupante anche perché da quando l'attività estrattiva si è interrotta oltre 20 anni fa, quasi niente è stato fatto per mitigare gli effetti del dissesto provocato. Adesso grazie ai risultati dello studio condotto dall'Arpat, è possibile indirizzare in maniera più razionale e integrata gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica ambientale".
"L'istituzione del Parco minerario - ha aggiunto Franci - rappresenta senza dubbio un passo importante verso il ripristino di aree che presentano un elevato interesse scientifico e naturalistico. Certo che la cessione al Coni è stata un altro 'capolavoro' dell'attuale Governo. Un atto dal quale emerge la completa mancanza di coordinamento tra i ministeri competenti, un po' come è accaduto per Pianosa, e in cui prevale la volontà di fare cassa in spregio a tutti gli impegni assunti per garantire la valorizzazione di questi territori nell'interesse dell'isola. La Regione interverrà presso Governo e Coni per cercare un'intesa che possa impedire la perdita di un patrimonio paesaggistico, culturale e storico fondamentale".
A partire dall'800 si sono succedute molte società nello sfruttamento industriale del minerale ferroso estratto dall'isola. L'ultima in ordine di tempo è stata l'Italsider, negli anni '80, con la quale si è di fatto conclusa l'attività mineraria sebbene le riserve non siano esaurite. Le miniere sono state di proprietà del demanio fino al febbraio 2004, poi un decreto ministeriale le ha trasferite, per il 90 per cento, al Coni.
La manutenzione fino allo scorso anno è stata affidata alla Fintecna (ex Ilva) ma una convenzione sottoscritta nell'aprile 2003 tra Ministero dell'Ambiente, Agenzia del Demanio ed Ente Parco dell'Arcipelago l'ha successivamente assegnata all'Ente Parco che l'ha delegata ai comuni minerari.
Questi, a loro volta, si avvalgono di società locali. Di recente la Provincia di Livorno, i Comuni di Rio Marina, Capoliveri e Porto Azzurro, la Fintecna e altri soci minori hanno dato vita al Parco minerario e mineralogico dell'isola d'Elba, con l'obiettivo di riqualificare una vasta area ricca di valori naturali, culturali e scientifici.