1° maggio: Rio nell'Elba ricorda Pietro Gori
E' stata la figura dell'anarchico gentile, poeta e paladino dei più deboli, vissuto a cavallo tra l'800 e il '900, morto a Portoferraio ed elbano di origine e soprattutto di adozione, a caratterizzare la celebrazione a Rio nell'Elba della Festa dei lavoratori. Una celebrazione fatta anche di canti e nostalgie...Primo maggio di memoria a Rio nell'Elba, dove i festeggiamenti per la tradizionale Festa del lavoro son stati dedicati alle figura di Pietro Gori, l'anarchico gentile, avvocato, poeta e difensore degli oppressi morto a Portoferraio nel 1911. L'occasione è proposta dal recente ritrovamento di un frammento della lapide che si trovava in Piazza del Popolo sul Palazzo del Ciummei, a Rio nell'Elba, posata il Primo maggio del 1920, dove l'uomo politico veniva rappresentato incoronato di alloro da una figura alata.
Il frammento ritrovato da Renzo Paoli riporta la scritta "Pietro". Pietro Gori, del resto, era stato presente in paese anche in occasione di un incontro di lettura durante il quale aveva recitato con una Filodrammatica nello stesso Teatrino Garibaldi nel quale il 30 aprile sarà collocato il frammento e un pannello riproducente il testo originale della lapide del 1920.
Nella pubblicazione "Immagini di un paese millenario - Gente di Rio" si trova la foto che testimonia il momento dell'affissione della lapide con tutta la popolazione riese sulla Piazza. La lapide era stata asportata e distrutta durante l'occupazione tedesca del 1944 e i suoi frammenti vennero usati come pietra nelle opere di muratura. In occasione della ricorrenza del primo maggio l'Amministrazione Comunale riese ha deciso di ridare lustro alla memoria di Pietro Gori che, oltre ad avere rapporti professionali con il paese, aveva conoscenze ed amicizie con diversi personaggi del luogo.
Nella serata di venerdì 30 aprile l'Amministrazione comunale ha organizzato uno spettacolo di "Canzoni Popolari" eseguite dal Coro "L'Altro Canto " di Firenze (rinviato invece a data da destinarsi, il concerto lirico precedentemente previsto al teatrino Garibaldi). Sabato primo maggio invece, sempre al Teatro Garibaldi, ha avuto luogo invece l'inaugurazione ufficiale della lapide a Pietro Gori. A seguire: Canti per Pietro Gori.
E' stata ad esempio intonata la celebre Addio Lugano bella, canzone dell'esilio fra le più famose di cui è autore proprio Pietro Gori, seguita da O profughi d'Italia. Un personaggio, questo del poeta anarchico, l'avvocato dei poveri e degli oppressi, amatissimo all'Isola d'Elba, di cui la sua famiglia era originaria, per la sua presenza nel periodo del confino, la sua vicinanza alle sofferenze dei lavoratori, e infine per esservi morto in Portoferraio l'8 gennaio 1911.
Era talmente conosciuto che, portato con un barcone a Piombino, fu accompagnato da una presenza ininterrotta lungo la strada di persone che volevano dargli l'ultimo saluto, fino alla sua città, Rosignano, e di lì portato a spalla per sette chilometri fino al cimitero. Figura di eroe tanto popolare da travalicare i confini dell'Italia con la sua presenza nell'Europa continentale fino all'America Settentrionale e Meridionale per incoraggiare le folle di emigranti diseredate e sfruttate nel campo del lavoro.
Qui all'Elba molti conoscono e amano questo personaggio, un vero oggetto di culto per quanti hanno cercato di dare la loro testimonianza anche attraverso i suoi scritti e le sue immagini. Ilio Barontini di Capoliveri ha portato un suo bellissimo ritratto e alcune pubblicazioni rare da condividere con i presenti. Renzo Paoli, oltre che donare il frammento da lui salvato, ha fornito le belle immagini della posa della lapide del 1920 con la folla dei paesani sulla piazza, organizzate ed esposte dalla giovane Margherita Mellini accanto alla riproduzione del testo commemorativo originale, scritto da Mario Foresi e recuperato grazie alla collaborazione del nipote Leonida.
Alcuni hanno ricordato di aver assistito alla rimozione della lapide, come Maria Teresa Damiani, che allora era una bambina, ma ha ancora davanti agli occhi la gente raccolta sulla piazza a osservare in silenzio gli uomini che con le funi staccavano dal muro la grande lastra marmorea in un momento in cui la guerra sembrava aver cancellato ogni speranza e desiderio di memoria.