No di Legambiente al progetto Teseco su San Giovanni
Dettagliato documento di osservazioni dell'Associazione del cigno a sostegno del suo no al progetto per la realizzazione di un approdo turistico in località San Giovanni, a Portoferraio. Contestati aspetti formali ma soprattutto il fortissimo impatto ambientale di quello che, più che un approdo, definisce un vero e proprio porto turisticoLegambiente dell'Arcipelago toscano ha inviato a tutti gli organi preposti, dalla Capitaneria di Porto al Comune di Portoferraio, dalla Provincia alla Regione, dall'Azienda Sanitaria alla Sovrintendenza, un dettagliato documento di di osservazioni in cui chiede di respingere la richiesta di concessione per le aree demaniali e per il mare territoriale in località San Giovanni presentato della società Teseco nel febbraio scorso.
Contesta innanzitutto, interpretando le parole della stessa società che ha presentato il progetto in un dibattito pubblico lo scorso aprile, che si tratti di un semplice approdo bensì di un vero porto turistico, con un intervento massiccio sul territorio e sul mare, in una zona tra l'altro definita a "pericolosità idraulica molto elevata" , dove, in passato, sono stati stoccati materiali inquinanti mai rimossi, punto di riferimento per migrazioni e stazionamento di uccelli acquatici e zona di acqua termale.
Un territorio complesso e delicato insomma, che verrebbe completamente snaturato da una struttura nuova, avulsa e completamente diversa dallo stato attuale del porticciolo e della frazione di San Giovanni. Il progetto presentato dalla Teseco sarebbe inoltre carente di documenti e di approfondimenti rispetto, per esempio, all'accessibilità del porto via mare e via terra, ai parcheggi auto, alle strutture accessorie, ai materiali di costruzione, alla navigabilità, alle caratteristiche del ventilato impianto di dissalazione, agli effetti meteomarini e, complessivamente, all'impatto ambientale.
In sostanza non sarebbe possibile una valutazione completa e approfondita, come invece richiede il "Piano regionale di coordinamento dei porti e approdi turistici della Toscana" che pretende una vera e propria relazione programmatica contenente uno specifico progetto di fattibilità relativo all'opera che si intende realizzare.
Quello presentato sarebbe solo un progetto mirato a dimostrare la fattibilità tecnica dell'opera, che non prende in considerazione il forte impatto sul paesaggio (l'arenile verrebbe quasi completamente banchinato e verrebbe costruita a mare una colossale diga alta tre metri e venti sul livello del mare, ingentilita alla sommità da stucchevoli pini ed eucalipti), sul territorio e sull'ambiente che con un'opera del genere si andrebbe a realizzare. Nessun cenno né alle vestigia storiche e architettoniche della zona né agli effetti che un massiccio e permanente dragaggio del fondale (116.300 metri quadri) potrebbe provocare.
Visto così il progetto sembrerebbe folle, oltre che di cattivo gusto, sul quale coinvolgere tutta la cittadinanza.